Bulimia di parole

Quando nel 2006 ebbi l’idea di scrivere un libro sui migliori cuochi d’Italia, la nostra vita non era ancora rimpinzata di fashion food, food writer, food blogger, food editor, food tv show (ah l’anglofono come ci sintetizza la vita!). Diciamo che, come sempre, se uno sta ad ascoltare, le cose le coglie nell’aria.

Eppure, se il mio libro Spiriti bollenti. Ritratti terrestri di 21 chef stellari (vedi nella sezione Libri del mio sito) fosse uscito solo due anni fa, non avrebbe incontrato favori e interesse. Almeno non quanto ne ha suscitati negli ultimi 12 mesi: da settembre 2011 a oggi pare che il mondo del food (già ribattezzato fud, dai più simpatici ;-)) sia l’unico in grado di produrre idee, relazioni, prospettive e perfino di creare posti di lavoro. Non parlo di occupazione nei ristoranti: per quel genere di mestiere oltre che capacità, serve disciplina, forza, costanza..insomma bisogna faticà..
Parlo dell’indotto, quella grande armata (Brancaleone?) di pennaioli (come me), blogger & C. che cavalcano l’onda e spargono commenti, critiche, analisi. Pochi sanno davvero di che cosa stanno parlando e che – di sicuro – non stanno parlando di strategie per salvare il Pianeta (benché l’agroalimentare sia un comparto che potrebbe contribuire non poco). Alcuni sono capacissimi di restare sulla cresta senza un vero perché, alcuni svaniscono nei fumi del bollito, altri – i più pericolosi – stanno semplicemente affondando una cultura meravigliosa nella bulimia delle parole. C’è un disturbo alimentare, urge l’intervento di un medico.