Andrea G. Pinketts, scrittore, è morto ieri.
Noi che nella Milano da bere degli anni Ottanta c’eravamo lo abbiamo incontrato, ci siamo anche ubriacati insieme, abbiamo discusso e pure litigato. Ci si vedeva in diversi bar, ma tutti sapevano che a Le Trattoir di certo c’era. Le Trattoir: un bar sotto lo storico hotel delle prostitute di Garibaldi…
Ai bar con lui e “il” Carlo Oliva, (Carlo era professore esimio, grecista sublime, uomo di grande cultura e ironia, altro giallista doc che se ne andò diverso tempo fa) Tra i due la discussione si animava assai e con i due i toni accesi erano assicurati. Era, si diceva, un tipo strambo il Pinchetti, fin da ragazzino: bazzicavamo le stesse strade e gli stessi giardinetti tra piazza Tripoli e via Giambellino, ma anche il Lorenteggio alto verso Piazza Bolivar, quella semi periferia che di sera diventava poco raccomandabile. Ha popolato un pezzo della mia vita e quella di altri coetanei, in una Milano in bilico – come i suoi gialli noir – che però se la ricordo mi vien su un po’ di nostalgia, ché è per la gioventù, non per quella Milano lì, alla fine precipitata in mani pulite. Pinketts era mio coetaneo, ma mi è sempre parso più antico, anche nel suo correre dietro alle donne e nel fumare quel sigaro che appestava tutti e a me ricordava mio nonno. Forse è pure stato uno di quelli che ha lanciato quella moda lì, del sigaro come status da intellettuale… Prima di diventare scrittore è stato fotomodello perché “bello sono bello”. Ha fatto anche il giornalista investigativo, come ricorda Giorgio dell’Arti: “aveva condotto alcune inchieste grazie alle quali aveva contribuito alla soluzione di celebri casi di cronaca, come quello della setta dei Bambini di Satana e del mostro di Foligno. Vincitore del Premio Scerbanenco e due volte del Myfest.” Non c’è più, il Pinchetti. Ho saputo che era malato ma che resisteva e infatti il 18 novembre aveva organizzato un «flash-mob letterario urbano», già in carrozzina, dall’ospedale Niguarda. Ciao Pinchetti, Pinketts per la Storia, dove volevi entrare e ci sei entrato. A modo tuo.