Esco di corsa per andare a prendere la metropolitana. Supero gli incroci e le rotonde molto ardite di piazzale Ostiense. Lascio alla mia destra la Piramide di Caio Cestio, paradiso dei gatti romani, e a sinistra Porta San Paolo con quel museo storico sempre chiuso. Attraverso sulle strisce salvandomi da un furgone, passo di fianco alle sculture contemporanee omaggio ai caduti di tutte le guerre, mi urtano due signore con borse più grandi di loro, impreco. Alzo lo sguardo e di fianco alla solita bancarella del mio amico sudamericano improvvisato venditore di abiti, cianfrusaglie e scarpe c’è qualcosa di nuovo.
È così che ho incontrato il pianista fuori posto
Si chiama Paolo Zanarella . Fa musica Paolo, e la porta in giro con il suo pianoforte mezza coda installandosi fuori dai contesti classici: strade, piazze, acqua, dirupi. Un pianoforte. In mezzo a una strada (ricorda certi film). Ci riesce grazie ad un particolare furgone attrezzato ad hoc. Il bello è che lo fa senza preavviso o autorizzazione. La ragione non sta tanto nel bisogno di vendere e presentare i suoi dischi (che vende già nei teatri quando fa spettacolo canonico). Sta soprattutto nella gioia di diffondere la musica tra la gente. Chiamala se vuoi, vocazione. Desiderio irrefrenabile. Ricerca di adrenalina. Poetica considerazione della vita.
Nella sua quotidianità Paolo si guadagna da vivere facendo il consulente tecnico a Padova, la sua città. E poi riempie teatri suonando. Ma alla sua anima desiderosa di infondere benessere con le note, non basta. E allora, quasi fosse “una chiamata divina”, ogni tanto prende una settimana di vacanza e, a spese solo sue, va in giro ad accanirsi sui tasti: «perché le persone prese alla sprovvista si rendono conto molto meglio di che balsamo può essere la musica». Poi, soddisfatto, carica il furgone e torna a casa. Fino al prossimo giro, prossima meta.